Cosa si studia all’Accademia di Belle Arti?
Ti sei mai chiesto cosa si studia all’Accademia di Belle Arti e cosa “andare a fare cosa dopo”?
Alta Formazione Artistica - il comparto di appartenenza dell'Accademia di Belle Arti di Pisa Alma Artis - è un settore alla ricerca di identità ma da interpretare con specificità formative proprie e timbri didattici costruiti su misura delle nuove tensioni ed evoluzioni didattiche.
Esiste l'auto-formazione alla Google, che appartiene a noi tutte/i ma che ovviamente ha i suoi limiti: l'immediatezza del googolare una parola chiave !abracadabra ha una sua ragion d'essere ed una sua indubbia utilità ma non può rappresentare una forma di apprendimento adatto ad una persona giovane che ha bisogno di essere accompagnata in un processo di maturazione possibilmente orientato alla costruzione di saperi e non ad una collezione di sommatorie di conoscenze estemporanee.
C'è poi il livello sempre di auto-formazione ma basato su processi di e-learning online in cui l'Italia è stata pioniera in questo: basti pensare alla piattaforma ADA di LynxLab oppure alle evoluzioni più cool del settore come docety - ed è un livello interessante ed utile a livello di opportunità di studio in autonomia essendo dotato di procedure e strumenti di confronto con docenti online (e fa piacere che Alma Artis stia per inaugurare anche un canale formativo di questo tipo - scoop!).
Ma quello che può disegnare un'anima di un'accademia è la sommatoria di docenti e discenti, i loro caratteri e la loro voglia di mettersi in gioco interagendo gli uni con gli altri.
Cosa si studia in Accademia?
Quello che i docenti che la compongano sono in grado di insegnare, quindi ciò che traspare dal proprio curriculum vitae, ciò che può essere trasmesso dalle attività professionali in essere dei singoli docenti, ma anche il frutto delle loro passioni, non sempre e necessariamente commerciali e professionali.
Cosa si impara in Accademia?
Quello di cui sopra ma solo e solamente se gli studenti sono disposti a venire puntuali alle lezioni, impegnarsi in esercitazioni, elaborati di esami e tesi di diploma simulando così quelle procedure che potranno trovare in ambito professionale e magari imparando a lavorare insieme, aiutandosi e collaborando gli uni con gli altri in maniera tale che possano sviluppare quella capacità di fare squadra che da sola può fare la differenza in uno scenario professionale sempre più sovra-determinato da algoritmi in maniera inutile.
Già ma cosa si va a fare dopo?
Non pensiate di potervi affermare conoscendo due o tre tip & trick dell'immancabile software del pacchetto Adobe, non pensiate di essere meccanicamente più efficienti di qualsiasi algoritmo (oramai disinvolti anche nelle procedure standard di produzioni creative), non pensiate che basti indossare un look cool del momento sciorinando qualche parolina in gergo inglese per poter impressionare un qualsivoglia referente professionale.
Quello che consiglio vivamente è di diventare puntuali ed affidabili, certo, parlare più linguaggi naturali (inglese) e digitali possibile, ma soprattutto sviluppare capacità di analisi e progettuali, abituarsi a valorizzare la propria umanissima creatività incanalandola in metodiche felicemente produttive, sviluppare senso critico oltre che creativo, critici anche verso sé stessi per mettersi sempre in discussione e continuare ad evolvere culturalmente in maniera positiva, abituarsi al lavoro di squadra riuscendo così a parlare ed esporre un proprio pensiero ed ancor meglio una propria proposta creativa e, forse così, affermasi in un mondo del lavoro che per un'accademia può essere ambito professionale-produttivo ma anche culturale, artistico, formativo (nel caso allora preoccupatevi di accaparrarvi nel proprio percorso didattico i famosi 24 crediti formatici di area pedagogica...).
Se riuscite in questo e magari grazie anche ad un'accademia che vi propone nel frattempo percorsi di progetti di ricerca oltre che procedure professionalizzanti allora non dovete temere: siete ahimè una generazione demograficamente molto poco consistente e se non vi accanite voi ad essere professionalmente incompatibili saranno le aziende e gli enti a cercarvi (e chissà un domani proprio grazie all'azione di corto-circuito fra domande ed offerte professionali che l'accademia stessa che state frequentando riuscirà auspicabilmente ad organizzare...).