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Twitch è davvero una piattaforma inclusiva?

3 studenti dell’Accademia di Belle Arti di Pisa mettono in discussione la politica di inclusività della popolare piattaforma live streaming Twitch.tv


Twitch è davvero una piattaforma inclusiva?

Twitch è una piattaforma di live streaming di proprietà di Amazon: lanciata il 6 giugno 2011 come spin-off della piattaforma Justin.tv  consente lo streaming di videogiochi ed è principale riferimento per il settore nelle trasmissioni di eventi e competizioni di tipo eSports.

[ENGLISH VERSION]

Twitch dichiara di tenere tiene molto all’aspetto di accessibilità per essere un luogo di lavoro inclusivo per tutti, in cui ognuno possa entrare, contribuire, crescere e prosperare.

In quest'ottica ha realizzato una policy di storytelling inclusiva che essendo molto rigida ed affidata come sanzioni e controllo prioritariamente ad algoritmi e bot sta creando non pochi problemi ai suoi utenti finali. Questi automatismi, cercando di evitare pregiudizi, vanno ad attuare in modo eccessivo il politically correct: bannando determinati termini come ad esempio "BLIND RUN" perché ritenuto offensivo nei confronti delle persone ipovedenti e cieche, quando in realtà il termine non si riferisce affatto a suddette disabilità, ma bensì sta a significare che il gameplay viene trasmesso in streaming senza sapere niente  sul gioco.

Non è un problema solo di Twitch, beninteso, anche Facebook e Youtube ed altre piattaforme incorrono in inciampi clamorosi a livello algoritmico sia a livello di pattern recognition - clamoroso il caso  di Facebook che censura un vecchio PowerMac G4 perché troppo sexy - sia a livello di storytelling censurando  espressioni considerate inappropriate tanto che si sta diffondendo il fenomeno dell'AlgoSpeak ovvero il linguaggio in codice per aggirare algoritmi e censura online (anche Google Documenti attua controlli in automatico per suggerire storytelling più inclusivo).

Altro esempio quello relativo all’utilizzo di badges ed emojis, che ogni streamer sceglie di utilizzare sul proprio canale che devono rispettare le normative imposte da Twitch. Ci sono state delle emoji standard create da Twitch tipo la “POGCHAMP ” il cui volto apparteneva a Ryan 'Gootecks' Gutierrez; streamer che ha scritto un post di incitamento alla violenza su Twitter inerente al “2021 United States Capitol attack ”: Twitch non concordando con quanto scritto ha deciso di riumuovere il suo volto dall’emoji e di cambiarlo ogni giorno.

Twitch è peraltro  favorevole alla diversità, chiunque può creare un canale su Twitch, e vengono forniti degli spazi sicuri in cui ognuno può sentirsi libero di essere se stesso inerenti a varie categorie come ad esempio "Asian Guild", "Black Guild", "Rainbow Road Guild", "Women+ guild".

La questione che poniamo è molto strategica perché trattasi del disegno di una nuova forma di moralità - quasi legge di fatto - che è definita da un'entità privata in base ai suoi orientamenti attuali (attualmente liberal ma se domani dovesse cambiare orientamento?)  ed applicata attraverso automatismi: quindi la morale è una questione privata e il suo rispetto da demandare ad intelligenze artificiali?

Ci sembra una domanda enorme a cui rispondere ed ancor più in questo periodo in cui in Europa il profilo delle rigide normative dell'accessibilità e dell'inclusive design che riguardano già i grandi privati anche in Italia e che diventeranno obblighi estesi a chiunque operi sul mercato entro il 2025 costringendo contemporaneamente piattaforme come Facebook, YouTube o Twitter a moderare i contenuti che ospitano.

Peraltro, la comprensibilità di un'interfaccia riguarda tantissimi aspetti anche di usabilità che anche su Twitch potrebbero essere migliorati decisamente a cominciare dal significato delle icone utilizzate che spesso sono difficilmente interpretabili dall'utenza finale.

Ma è sul fronte dell'accessibilità e quindi dell'inclusive design che ci sentiamo di portare avanti qualche critica a Twitch:

  • al momento in cui scriviamo non passa i requisiti minimi di accessibilità così come confermato dal famoso ed autorevole validatore di Accessibility in Mind;
  • molte immagini sono prive di alternativa testuale;
  • un bot speech to text potrebbe essere adottato per rendere lo streaming  accessibile alle persone non udenti e per la produzione di sottotitoli in automatico per lo streaming o in differita per i video diffusi;
  • potrebbe essere sperimentato il supporto (su richiesta) di appositi tutor in grado di raccontare a voce alle persone non vedenti cosa succede nello streaming;
  • ci sono alcuni errori formali del codice come la gerarchizzazione dei marcatori h e sopratutto la mancanza di indicazione del linguaggio naturale che potrebbero mettere in difficoltà il funzionamento degli screen reader;

Tornando poi sulla questione di moderazione dello storytelling alcune soluzioni sembrano davvero "di facciata" come il limite dei 13 anni per avere un account sui social e il mite dei 18 per visionare contenuti per adulti sono facilmente aggirabili semplicemente cliccando su "Inizia a guardare" pur non essendo loggati a nessun account. Molto più in concreto, viceversa e di questi tempi di crisi energetica, potrebbe essere l'adozione degli accorgimenti per diminuire il consumo energetico: la prova con Website Carbon Calculator ci dice che che ogni persona che apre una qualsiasi  pagina di Twitch produce 2,98 gr di CO2 e soprattutto è l'86% più energivoro di tutti gli altri siti web testati!

 

Tornando alla questione dello storytelling se lo si vuole vedere come un 'problema' e non un'opportunità e quindi da moderare rigidamente la questione è difficile da affrontare in termini proprio strutturali: i testi usati su Twitch hanno uno slang per ragazzi, questo può portare ad un livello di difficoltà più elevata per i bambini più piccoli o per gli adulti, e risulta in ogni caso un compito impossibile per gli algoritmi quello di governarlo in maniera inclusiva scivolando sempre più spesso, invece, su un piano di censura di forme espressive magari ironiche e sarcastiche.

In definitiva ci sentiamo di lanciare un appello a Twitch e a tutte le piattaforme delle major del digitale affinché non portino avanti delle politiche di inclusività sulla base di policy aziendali interne e affidate in esclusiva a meccanismi di intelligenza artificiale ma piuttosto di adottare quanti più accorgimenti possibili per ambienti sostenibili ed inclusivi (ma per davvero!) dove sia garantita una libera espressione collettiva ed individuale peraltro sancita dal diritto pubblico.

Gli studenti:
* Arianna Biasci
* Aurora Ciappi
* Giovanni Piscitelli
del corso di Estetica delle Interfacce

Maggiori approfondimenti possono essere consultati in apposito report, un'apposita versione in lingua inglese è conservata su Archive.org

Nel numero di primavera 2022 n. 48 della rivista FUL Firenze Urban Style nell'articolo 'Adolesscenza e ribellione: whatever - Intervista alla fotografa Chiara Fossati' si legge: So dirti cosa mi fa paura: la censura. Oggi il politically correct rischia di diventare censura. Nel nostro lavoro e nella società in generale, questa cosa è molto problematica e preoccupante."

Enrico Bisenzi
Docente di Estetica delle Interfacce presso l'Alma Artis.